Londra, primi anni ’20. La guerra è terminata da poco e le ferite sono ancora aperte. La giovane Hervey si trasferirà a Londra, lasciando dietro di sé il figlio Richard, per intraprendere dapprima un lavoro nel mondo della pubblicità e sperare così un giorno di realizzare il suo sogno di diventare una scrittrice. La strada sarà impervia e Hervey dovrà guardarsi sempre le spalle, persino da suo marito, cercando allo stesso tempo di conoscere le persone giuste giocando d’astuzia. S’imbatterà via via nella schiera di personaggi che compongono “Company Parade” di Margaret Storm Jameson, tradotto da Velia Februari: scrittori, critici letterari, pubblicitari con e senza ideali, che le apriranno a poco a poco le porte di un mondo in cui la protagonista tenterà di entrare a tutti i costi, pur essendo diversa dalla maggior parte delle persone che ne fanno parte. Il desiderio più profondo non è però solo quello di affermarsi per motivi strettamente personali, ma Hervey vuole mantenere la sua famiglia e soprattutto il piccolo Richard.
Dopo queste premesse di base, si nota a prima vista come Margaret Storm Jameson sia una scrittrice moderna proiettata in una nuova epoca che mette sullo stesso livello uomini e donne. Malgrado le avversità, Hervey si avventura da sola nella grande città e non rivelerà di essere sposata, presentandosi esclusivamente con il suo cognome da nubile, Russel invece che Vane. In “Company Parade” non è però solo la protagonista a essere descritta come indipendente, ma ci sono tante altre donne che ricoprono ruoli di potere, come sua nonna, un tempo la proprietaria di un cantiere navale, ed Evelyn Lamb, una famosa editor della “London Review”.
Margaret Storm Jameson pone grande attenzione ai personaggi, che sono al centro di ogni capitolo che compone il libro, ricordando la struttura nota dalla trilogia del secolo di Carmen Korn, seppure l’arco di tempo raccontato sia meno ampio rispetto a questa saga. Con abilità la Jameson illustra i nuovi impulsi degli anni ’20, mossi anche dallo spettro della Prima Guerra Mondiale, un avvenimento indelebile dalle menti della gente. Parola dopo parola, riga dopo riga la scrittrice ci regala un affresco di una parte della società londinese dell’epoca, spinta da ideali pacifici, libertari e ugualitari, ma anche soggiogata da uomini senza scrupoli che mirano a mettere in chiaro sin da subito chi è che comanda in realtà. E in mezzo a questi forti contrasti, l’autrice fa emergere una figura di donna forte, allo stesso tempo scaltra, astuta e decisa a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. “Company Parade” di Margaret Storm Jameson è perciò un romanzo in cui si respira l’aria della libertà (non sempre raggiunta ma potenziale), in cui soffia il vento dei nuovi cambiamenti e che mette a nudo l’anima della Londra degli anni ’20, portando ad esempio alcuni tipi esemplificativi di persone e schierandosi esplicitamente a favore dell’emancipazione femminile. Questo primo volume della trilogia “Lo specchio del buio” di Margaret Storm Jameson parte quindi con il piede giusto ed è senz’altro da leggere per i suoi tratti moderni, ma anche per la caratterizzazione vivace della società londinese del tempo.
Consigliato per chi ama le saghe, per chi adora i romanzi ambientati in Inghilterra che narrano sullo sfondo di vicende storiche, per quelli che vogliono riscoprire scrittrici ingiustamente dimenticate ma che hanno molto da dire, per coloro che vogliono leggere un romanzo moderno del ‘900, per le femministe, per chi vuole leggere di donne pronte a lottare per far valere i propri diritti, per chi è aperto ai cambiamenti, per chi legge ma con la testa.
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Si vergognava della propria timidezza e non riusciva a comprendere che niente, in una società di scrittori, era più monotono della cortesia e del buon cuore. A casa di Evelyn conobbe molte persone famose o sul punto di diventarlo. Solo alcune si intrattennero con quella giovane garbata che non aveva nulla da dire di se stessa. Su queste persone Hervey lasciò un’impressione profonda, ma non in tutti i casi positiva. Solo William Ridley ebbe la sensibilità di notare che era pervicace, cocciuta e maligna.
Per altre citazioni consultate Cocktail di citazioni.
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