Fonte immagine: Globewanderin
Ogni lettore ha le proprie abitudini: c’è chi abbandona un libro se non decolla dopo le prime pagine, c’è chi legge subito le parole finali prima di cimentarsi nella lettura vera e propria, c’è chi ha sempre una penna o una matita a portata di mano per sottolineare i passaggi più importanti e c’è che inizia e finisce un libro per poi poterlo elogiare o criticare appieno. La lista però di vizi e virtù dei lettori potrebbe essere molto più lunga, ma per non divagare si passerà ora al lettore e alla lettrice ideati dalla penna di Italo Calvino in “Se una notte d’inverno un viaggiatore“. In realtà non è lui che ha creato queste figure ma si limita a utilizzarle in questo romanzo sperimentale che entra a tu per tu con il lettore.
Vi immaginate di non poter leggere come prosegue una storia che vi sta appassionando? È proprio questo che succede ai due protagonisti di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” che leggono dieci incipit di dieci romanzi diversi senza poterne gustare il finale o qualsiasi parte intermedia e pur cercando di porre rimedio a questa incresciosa situazione, finiranno per attraversare molteplici difficoltà per giungere a una conclusione inaspettata. Partendo però dall’incubo di ogni lettore, Calvino dà vita a un espediente letterario superbo che affascina già solo per la sua struttura. Infatti da quello che avrebbe tutta l’aria di essere un romanzo con un suo nucleo principale, la storia del lettore e della lettrice, si alternano dieci racconti di generi diversi, ognuno con proprie caratteristiche e dove Calvino gioca a mettere a punto differenti artifici letterari, approdando così alla metanarrazione che sconfina nella metaletteratura. (Per un approfondimento sui racconti in sé vi invito a leggere la presentazione inserita nell’edizione Mondadori).
Abbracciando la diversità, Calvino parla però di temi universali e fa entrare in sintonia i lettori reali a quelli descritti nella finzione. Inoltre sembra quasi prendersi gioco dei lettori, degli editori e perfino di se stesso, senza però essere irrispettoso nei confronti di qualcuno, ma piuttosto sfoderando una buona dose di ironia. “Se una notte d’inverno un viaggiatore” è un libro dedicato ai lettori, che li celebra, li schermisce, li mette in guardia e per certi versi li canzona, riservando un twist nel finale e mostrandosi imprevedibile e originale. Come in una matrioska anche qui si apre la prima per scoprire a poco a poco tutte le altre matrioske per poi arrivare all’ultima, quella più piccola corrispondente al più piccolo elemento che svela gli intenti finora nascosti. Senz’altro uno dei migliori esempi di buona scrittura e letteratura nostrana da non trascurare.
Consigliato per gli infaticabili lettori, per chi ama sperimentare, per chi dà importanza al contenuto ma anche alla forma, per chi ama vedere la realtà da diverse angolazioni, per chi adora giocare e non si prende troppo sul serio, per chi vuole approfondire i grandi scrittori della letteratura italiana, per chi è interessato agli intrighi editoriali e a comprendere meglio le dinamiche al suo interno, per chi ama le parole e la versatilità di forme e strutture. Per chi cerca una lettura originale dalle molteplici interpretazioni e dalle mille sfumature.
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La citazione dal libro:
C’è una linea di confine: da una parte ci sono quelli che fanno i libri, dall’altra quelli che leggono. Io voglio restare una di quelli che li leggono, perciò sto attenta a tenermi sempre al di qua di quella linea. Se no, il piacere disinteressato di leggere finisce, o comunque si trasforma in un’altra cosa, che non è quello che voglio io. È una linea di confine approssimativa, che tende a cancellarsi: il mondo di quelli che hanno a che fare coi libri professionalmente è sempre più popolato e tende a identificarsi col mondo dei lettori.
Per altre citazioni consultate Cocktail di citazioni.