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In un altro tempo, in un altro luogo: “Sulla chaise-longue” di Marghanita Lanski

In un altro tempo, in un altro luogo: “Sulla chaise-longue” di Marghanita Lanski

Fonte immagine: Globewanderin

Si sviluppa tutto in un unico piano-sequenza, o almeno sembra essere questa l’impressione, quando si inizia a leggere “Sulla chaise-longue” di Marghanita Lanski, tradotto in Italia da Cristina Cicognini per 8tto edizioni. Melanie si è appena ripresa dalla tubercolosi e per svagarsi si sdraia sulla chaise-longue, un pezzo che ha comprato a poco prezzo in un negozio di antiquariato. Un piacere semplice che si trasforma in poco tempo in un incubo, inaspettato, che la costringe a muoversi, senza però spostarsi fisicamente, in un altro tempo e in un altro luogo. Quale sarà la sorte della povera Melanie?

Leggendo il breve romanzo si percepisce un senso di claustrofobia, dato dalla condizione della protagonista, intrappolata in un corpo e in un’epoca che non sono in realtà la sua. Proprio da qui si genera in un crescendo un’inquietudine che serpeggia pagina dopo pagina tra le righe di “Sulla chaise-longue”. La protagonista non può fuggire, è stata intrappolata per molto tempo dalla malattia e ora si ritrova persino in un’altra dimensione, senza capire né come né perché: elementi caratterizzanti di questa sottile storia gotica che instilla nel lettore un orrore psicologico. Inoltre la vicenda potrebbe avvicinarsi anche alla tematica del doppio, tema comune a molta letteratura ottocentesca, ad esempio Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde.

“Sulla chaise-longue” di Marghanita Lanski è l’esempio di come nella brevità si possa ottenere il massimo effetto possibile e condurre il lettore in un percorso onirico e terrificante al tempo stesso, in cui realtà e finzione sono difficilmente riconoscibili; una condizione che fa senz’altro paura e alla quale non sembra esserci via di scampo, come nella migliore tradizione della letteratura gotica del terrore.

Consigliato per chi cerca una lettura per Halloween, chi vuole riscoprire una storia dimenticata scritta da un’autrice donna, chi ama la letteratura gotica ottocentesca, chi vaga con la mente, gli appassionati di horror, chi cerca qualcosa a metà tra realtà e fantasia, chi mantiene i nervi saldi anche in situazioni spaventose,chi riesce a interpretare, contestualizzare e a vedere qualcosa di più che una semplice storia dell’orrore.

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La citazione dal libro:

Una voce comune, una voce crudele, sicura di sé e autoritaria. Non una voce che si conquista grazie a una forza superiore, ma la voce da incubo che immobilizza le membra in una terribile paralisi mentre il pericolo striscia, striscia e alla fine colpisce.

Per altre citazioni consultate Cocktail di citazioni.


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