Tutti hanno un passato, che alcuni, però, non conoscono del tutto. Ecco allora che nasce il desiderio di svelarlo, di andare dietro alla scoperta di un mistero irrisolto che dischiuderà le proprie origini. Sulle origini ignote si muove il romanzo di Hélène Lafon, “Storia del figlio”, tradotto da Antonella Conti per Fazi Editore. Andando avanti e indietro nel tempo l’autrice racconta la storia di André e di sua madre Gabrielle, una figura a sua volta enigmatica che non chiarisce mai la nascita e la paternità del figlio. Un alone di mistero abbraccia tutto il romanzo, pur lasciando trapelare diversi indizi sull’identità di questa figura assente.
Alla sfuggevolezza della madre si affianca il silenzio del padre, che appare estraneo alla vicenda ma ne costituisce il telaio, in quanto capostipite. Attraverso una serie di episodi Lafon delinea il passato, il presente e il futuro di una famiglia francese sui generis, come ce ne possono essere tante, eppure il risultato è convincente e appassionante, grazie alla struttura narrativa scelta. Con una penna leggera, raffinata ed elegante allo stesso tempo, emergono le pieghe della vita destinata a perpetuarsi e ad andare avanti nonostante tutto.
In punta di piedi ripercorriamo le gioie, i dolori e i misteri che contraddistinguono la famiglia Léoty e definiscono la storia di questo figlio, cresciuto senza padre e che da subito ha dovuto fare i conti con il non detto e con un vuoto che non verrà mai riempito. “Storia del figlio” di Marie Hélène Lafon è un romanzo che ha la capacità di catturare l’attenzione e di indagare tra le maglie dei rapporti, vissuti ma anche di quelli che non sono mai cominciati.
Consigliato per chi ama le voci contemporanee francesi, per chi ricerca l’originalità, per chi ha amato film come Il favoloso mondo di Amélie e apprezza la letteratura francese, per chi si sofferma sul non detto, per chi crede che mescolando vari elementi insieme si ottenga una buona storia, per chi osserva e poi giudica, per chi riflette sugli aspetti psicologici di situazioni particolari.
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La citazione dal libro:
Amélie ha l’odore del fiume in primavera, il fiume alto della neve sciolta. Paul ha l’odore del vento e della lama fredda dei coltelli che sono in cucina e che loro non possono toccare. Per sua madre è incerto, cambia sempre, gli viene in mente la neve quando la sera diventa blu ai margini del bosco, il caffè caldo, a volte odora anche di rosso. Per suo padre forse il minestrone, ma non ne è proprio sicuro, si ferma, qualcosa gli si blocca dentro e preferisce non insistere. Gli odori sono un gioco e col padre non si può giocare.
Per altre citazioni consultate Cocktail di citazioni.