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Un’esistenza comune immersa nel surreale: “L’uccello che girava le viti del mondo” di Murakami Haruki

Un’esistenza comune immersa nel surreale: “L’uccello che girava le viti del mondo” di Murakami Haruki

Si apre con i pensieri di un uomo comune, Okada Toru, il libro di Murakami HarukiL’uccello che girava le viti del mondo“, tradotto dal giapponese da Antonietta Pastore. Ma quello che di primo acchito sembra la storia di un uomo che si licenzia da un posto di lavoro che non lo appaga per cercare di trovare la sua vera vocazione, si trasforma in uno scorrere del tempo surreale, costellato da personaggi particolari che ne segneranno inevitabilmente il percorso.

La narrazione non è però a senso unico, ma è continuamente accompagnata da riflessioni e idee di altre persone, come le due sorelle dalle facoltà extrasensoriali Kano Malta e Kano Creta, la giovane vicina di casa Kasahara May, il cognato tanto odiato Wataya Noboru e ancora la moglie Kumiko. Ognuno di loro entra a far parte dell’universo di Toru e lo spinge a uscire da quella sua passività e per certi versi indifferenza a tutto ciò che lo circonda.

Le situazioni raccontate in “L’uccello che girava le viti del mondo” non sono però comuni e acquistano un alone di magia, da cui deriva questa atmosfera surreale di fondo presente nel romanzo. Un’altra caratteristica riscontrabile è la forte eroticità che riporta a una dimensione reale le fila della trama. Ma oltre a questo, c’è la scrittura di Murakami che indaga nell’inconscio in maniera inaspettata, affidandosi a pozzi, a misteriose chiamate o a scomparse improvvise. Qui risiede la forza del romanzo che si riprende con le sue considerazioni, ma si perde in lunghe divagazioni, come quella del tenente Mamiya, che appesantiscono la struttura generale del romanzo.

Poteva anche darsi che mentre io me ne stavo chiuso dentro a quel pozzo il mondo avesse smesso di girare, perché l’uccello-giraviti non faceva più il suo mestiere. A poco a poco le viti si erano allentate, finché a un certo punto ogni movimento – la corrente dei fiumi, il dondolio delle foglie, il volo degli uccelli nel cielo – tutto si era fermato.

L’uccello che girava le viti del mondo” di Murakami Haruki è un romanzo surreale, che affascina e annoia allo stesso tempo, le tante scene, a volte fanno perdere il filo della storia generale, ma le parole e i ragionamenti dello scrittore ridestano l’attenzione del lettore che si era allontanato dal sentiero.

Consigliato per i fan di Murakami, per chi ama le storie reali ma non troppo, per chi riflette sui grandi temi della vita, per chi vorrebbe toccare la vera natura delle cose, per chi si interroga sullo scorrere del tempo, per chi porta a termine anche i romanzi faticosi, per i lettori forti, per chi apprezza lo stile di uno scrittore al di là della storia.

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La citazione dal libro:

Era come stare in un quadro di De Chirico, l’ombra della donna si allungava verso di me tagliando la strada di traverso, ma lei si trovava in un luogo ben al di fuori della sfera della mia coscienza. Vicino alle mie orecchie la campanella continuava a tintinnare.

Per altre citazioni consultate Cocktail di citazioni.


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