Un grande classico dei libri fantasy è lo scontro tra il bene e il male, una battaglia che assume spesso caratteri epici e si sviluppa nei modi più impensabili. Addentrandoci nella storia di “Sabriel”, scritta da Garth Nix e tradotta da Daniela De Lorenzo per Fazi, ci troviamo sin da subito davanti alle soglie della Morte, in quanto la protagonista Sabriel è destinata a essere un Abhorsen, ovvero una figura protettrice che impedisce agli spiriti cattivi morti di ritornare nel regno dei vivi. Il confine tra Vita e Morte è più reale che mai e assume contorni chiari e distinti, diventando il filo conduttore del primo capitolo della trilogia del Vecchio Regno.
La giovane protagonista va ancora al college e si allarma quando il padre non si presenta a uno dei loro soliti incontri. Intraprende così un viaggio per riuscire a trovarlo durante il quale incontrerà amici e nemici in un percorso che la porterà a scontrarsi con la realtà e a crescere, affacciandosi su un mondo pieno di insidie e malvagità, molto diverso dall’ambiente dorato in cui si era mossa fino ad allora. Nix è riuscito a creare un’avventura avvincente, un vero e proprio viaggio di formazione per la protagonista, costretta nella maniera più dura a mettere in pratica ciò che conosceva a livello teorico.
Tra tutte le qualità spunta la tenacia di Sabriel, che si destreggia sapientemente tra l’aldilà e l’aldiqua, confini entrambi popolati da spiriti benigni e non, pronti a interpretare fino in fondo il loro ruolo nell’universo creato da Garth Nix. “Sabriel” è solo l’inizio di una trilogia che parte con delle premesse ben fondate, che lasciano intravedere uno spiraglio sul proseguimento di questa saga diversa, seppure non priva di tratti comuni ad altri fantasy. D’altronde, quando si scrive un libro si attinge molto anche alla letteratura passata, che funge da modello per lo sviluppo di nuove storie, simili ma con intrecci diversi. Con uno sguardo ai fantasy del passato, Garth Nix getta le basi per la sua battaglia tra il bene e il male, di cui spetterà a una ragazza dirimerne le sorti. In definitiva, “Sabriel” è un buon inizio di una saga che non si può non continuare a leggere.
Consigliato per chi ama i fantasy e dà libero sfogo alla fantasia, per i sognatori, per chi cerca mondi alternativi ben delineati, per chi auspica sempre un lieto fine, per chi pensa che il bene trionfi sempre sul male, per gli ingegnosi, per chi pensa diversamente, per chi odia i cliché e non vuole rimanere attaccato alle solite etichette, per chi legge Tolkien, per chi cerca una nuova saga fantasy da leggere, per chi segue le proprie convinzioni.
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La citazione dal libro:
“È il viandante a scegliere il sentiero o il sentiero che sceglie il viandante?” disse Sabriel. Queste parole, pregne di echi magici, le si attorcigliarono attorno alla lingua e vi indugiarono sopra come una spezia persistente. Aveva recitato la dedica sul suo almanacco. Ma non solo: erano anche le parole che troneggiavano sull’ultima pagina del Libro dei morti.
Per altre citazioni consultate Cocktail di citazioni.