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Interagire con gli altri in funzione degli oggetti che plasmano la nostra realtà: “Lingua nera” di Rita Bullwinkel

Interagire con gli altri in funzione degli oggetti che plasmano la nostra realtà: “Lingua nera” di Rita Bullwinkel

Fonte immagine: Globewanderin

Non è un mistero che l’uomo abbia bisogno degli altri, in quanto non è un essere a sé stante, ma è in dialogo costante con una comunità. Partendo da questo assunto è possibile interpretare i racconti di Rita Bullwinkel in “Lingua nera”, libro tradotto da Leonardo Taiuti per Black Coffee. In ognuno dei racconti si affronta la relazione con gli altri e il contatto con gli elementi che circondano i personaggi diventa materiale.

Uno dei temi ricorrenti della raccolta è l’amore, in tutte le sue forme, che spinge a riflettere sull’altro ma anche ad analizzare se stessi per superare momenti difficili. Di pari passo vanno anche la morte che non è necessariamente vista come una fine, ma apre piuttosto all’interazione con il mondo soprannaturale. Non a caso spuntano fantasmi in racconti come “Bruciato” o “Clamore”, dove si cerca di dare un proseguimento a qualcosa che è rimasto irrisolto. Ma se forte è il legame con gli altri, altrettanto fisico diventa il rapporto con gli oggetti della quotidianità dei personaggi delle storie, mostrati come un punto d’appoggio nelle loro vite, ma anche come un elemento di disturbo da cui si fa fatica ad allontanarsi. È il caso di “Arredamento” dove la protagonista definisce se stessa in base all’arredamento sul posto di lavoro, arrivando fino al punto di sentirsi lei stessa un oggetto di arredamento e questo sembrerebbe essere anche il risultato del suo rapporto con gli altri. Questa sorta di bidimensionalità acquista un significato diverso nel momento in cui la giovane donna aiuta un carcerato a realizzare la casa dei suoi sogni e dalle sue remore si può scorgere un discorso più ampio sulla pena di morte, alla quale il pensiero giunge poiché la protagonista stessa del racconto ignora per quale motivo questa persona sia stata incarcerata.

La raccolta “Lingua nera” di Rita Bullwinkel risulta molto eterogenea, affrontando la realtà a modo suo, descrivendo situazioni e sentimenti comuni che si riflettono nella concretezza degli oggetti, che lasciano proprio per questo uno spiraglio verso un qualcosa di diverso e tentano di dare un senso all’irrisolto. Ogni racconto è originale, surreale e reale allo stesso tempo, e partendo da emozioni e situazioni tipiche nelle vite di molti, rielabora in maniera inusuale la transitorietà degli eventi.

Consigliato per chi cerca qualcosa di breve ma profondo da leggere, per chi ama i racconti, per chi sta cercando dei bei racconti, per chi si interroga su questioni materiali e immateriali, per chi ama le storie di fantasia, per chi guarda alla realtà in modi diversi, per chi vuole affrontare tematiche legate alla cultura nordamericana ma non solo, per chi cerca una penna originale, per chi ascolta pareri diversi dai propri ed è disposto a ragionarci su.

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La citazione dal libro:

I miei successi culinari mi erano stati spiattellati davanti. Mia madre diceva sempre che la via per il cuore di una donna passava dallo stomaco, ma non avevo mai pensato che starci dentro, allo stomaco, fosse tanto brutto. Vidi le donne con cui ero uscito, le pietanze che avevo servito loro e anche me che offrivo a Miranda una fetta di torta. Vidi il fantasma di Nick King che, sdraiato nell’attico, osservava il vapore di pietanze di cui non poteva sentire il profumo. Vidi una ciotola di semolino rovesciata su un tavolo, Billy Green che beveva Beam e Robert Brown tutto un cipiglio.

Tratto dal racconto “Bruciato”

Per altre citazioni consultate Cocktail di citazioni.


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