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Un mistero avvincente dal tocco british: “La pietra di Luna” di Wilkie Collins

Un mistero avvincente dal tocco british: “La pietra di Luna” di Wilkie Collins

Fonte immagine: Globewanderin

Quando si pensa ai generi di intrattenimento, subito viene in mente il giallo, che sviluppa, in genere, una storia investigativa con buoni e cattivi, vittime e carnefici, colpevoli e innocenti. La trama consiste in un mistero da risolvere, che risulterà più o meno complicato, e nelle indagini verrà inconsapevolmente coinvolto anche il lettore. Tenendo a mente questi elementi di base, è possibile approcciarsi alla lettura di “La pietra di Luna” di Wilkie Collins, che ho letto nella versione di Fazi Editore con traduzione di Martina Rinaldi. L’oggetto del titolo è una pietra preziosa, le cui vicende sono legate a una maledizione, che la nobildonna Rachel Verinder riceve in regalo per il suo diciottesimo compleanno. Poco dopo però la pietra scompare e sarà così dato il via alle indagini, che, quasi stessimo srotolando a poco a poco un filo immaginario, ci condurranno fino alla risoluzione del caso.

La struttura della storia raccontata in “La pietra di Luna” è lineare e all’apparenza semplice, eppure Collins riesce a catturare la nostra attenzione, concentrandosi sui personaggi: ad alcuni dà la parola e li incarica di raccontare i fatti, come nel caso del maggiordomo Betteredge, del cugino di Rachel, Franklin, o ancora della parente povera Drusilla Clack; altri ricopriranno un ruolo decisivo o serviranno per sviare i sospetti. La vicenda non è mai statica, ma acquista di volta in volta nuovi punti di vista, che contribuiscono a svelarci importanti indizi. Proprio a questo espediente è da imputare la buona riuscita del romanzo, che difficilmente annoierà, con tutti questi cambiamenti ma anche colpi di scena. Inoltre è da elogiare la penna di Wilkie Collins, che con uno stile garbato e mai pesante, sa come intrattenere il lettore.

Chi si avvicinerà a “La pietra di Luna” di Wilkie Collins deve aspettarsi una storia ben architettata, ambientata nel XIX secolo, che descrive la società inglese dell’epoca, ben delineando una vicenda (tutt’altro che scontata) da risolvere, resa ancora più intrigante dalla presenza di personaggi singolari. In definitiva, si tratta di un meraviglioso classico, che ha dato avvio al genere poliziesco, e che vi sorprenderà con il suo intreccio apparentemente semplice ma ben congegnato, unito a una buona dose di humor inglese.

Consigliato per chi vuole leggere un bel giallo, per chi ama i misteri e vuole risolverli a tutti i costi, per gli amanti dei classici, per coloro che cercano una storia di spessore con una notevole cura per i personaggi e i dettagli, per tutti quelli che adorano l’età vittoriana, per chi va d’accordo con l’ironia inglese, per chi ha letto i romanzi di Conan Doyle e Agatha Christie, per chiunque cerca un libro che mescola divertimento e suspense.

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La citazione dal libro:

Non sono un tipo superstizioso, ho letto un mucchio di libri ai miei tempi, e a modo mio sono uno studioso. Sebbene viaggi ormai sulla settantina, possiedo una memoria attiva e buone gambe per starle dietro. Non dovete prenderla, se non vi dispiace, come l’opinione di un uomo ignorante quando dico che un libro come Robinson Crusoe non è mai stato scritto, né sarà scritto in futuro. Ho messo alla prova questo libro per anni, in genere accompagnandolo con una pipata di tabacco, e l’ho trovato mio amico nel bisogno e in tutte le necessità di questa vita mortale. Quando il mio umore è tetro, Robinson Crusoe. Quando cerco consiglio, Robinson Crusoe. In passato quando mia moglie mi angustiava, e attualmente quando mi capita di bere un goccino di troppo, Robinson Crusoe. Ho consumato sei resistenti copie di quest’opera per il grande uso che ne ho fatto durante il mio servizio.

Per altre citazioni consultate Cocktail di citazioni.


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