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La memoria e i ricordi che si vorrebbero dimenticare: “Il ritorno del soldato” di Rebecca West

La memoria e i ricordi che si vorrebbero dimenticare: “Il ritorno del soldato” di Rebecca West

Tutte le persone portano con sé un bagaglio fatto di momenti belli e brutti, contraddistinti da alti ma anche da bassi, che si esplicano talvolta in traumi difficili da superare. Un episodio che spesso incide negativamente sulla psiche degli esseri umani è la guerra, qualcosa di difficile da affrontare e accettare. Così è stato anche per Chris Baldry, il protagonista maschile di “Il ritorno del soldato” di Rebecca West, tradotto da Benedetta Bini per Fazi. Partito per la prima guerra mondiale, tornerà cambiato e avrà difficoltà a riadattarsi alla sua vecchia vita, condivisa con la moglie Kitty e la cugina Jenny, voce narrante del romanzo. Il risultato è un ritratto psicologico dei ricordi che si vorrebbero dimenticare, perché troppo dolorosi e difficili da rielaborare a distanza di tempo.

Con questo esordio, Rebecca West, nata Cicely Isabel Fairfield, getta le prime basi della sua produzione letteraria, introducendoci a uno stile che raggiungerà il suo apice nella trilogia della “Famiglia Aubrey”. A differenza di altre sue opere, questa risulta più fruibile rapidamente, priva di fronzoli, pur senza abbandonare la scrittura elegante che da sempre costituisce la cifra stilistica dell’autrice. Il tema trattato poi è molto interessante e si rifà alle teorie di Freud, aprendo uno spiraglio sul mondo affascinante della psiche umana. I ricordi e la memoria giocano un ruolo predominante nella trama, disseminata di eventi passati che si scopre non essere più così vividi, bensì sepolti nei meandri della memoria. Perché si sceglie di dimenticare? È questo uno degli interrogativi sollevati in “Il ritorno del soldato”, accompagnato da tanti altri temi, come ovviamente quello della guerra o di un triangolo amoroso.

Per quanto l’occasione non fosse allegra, mi divertiva osservare i volti delle due donne, così assorti l’uno nell’altro, così belli seppure in maniera diversa: il primo era una superficie levigata che rifletteva la luce come uno specchio di fronte a una finestra; il secondo era una lampada annerita dal fumo e dall’incuria, il cui olio bruciando continuava a emanare luce.

Seppure incentrato sulla figura del soldato, il romanzo mette anche in risalto le qualità delle protagoniste femminili, il cui ruolo cambia drasticamente durante la guerra e che fanno di tutto per aiutare Chris, mandando avanti la casa durante la sua assenza fisica, ma anche dopo. Un aspetto che rimanda al femminismo stesso della scrittrice, che ha forse voluto così sottolineare la forza delle donne. “Il ritorno del soldato” di Rebecca West è la prima prova di questa scrittrice inglese, che affronta temi complessi, ma riesce a farlo con leggerezza ed eleganza, consegnando al lettore interrogativi importanti magnificamente risolti all’interno della trama (pur rimanendo sempre suscettibili di interpretazioni), che gettano luce sulla complessità del vivere ed esaltano il potere della memoria.

Consigliato per chi vuole leggere un esordio dal carattere già maturo, per chi ama Rebecca West, per chi è affascinato dalla psicologia e dalle teorie freudiane, per chi sa quanto sia importante la memoria e sia necessario ricordare, anche quando può essere doloroso, per chi desidera riflettere sulle dinamiche della psiche umana.

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La citazione dal libro:

La sua ironia era lievemente aspra, come un seme di cumino, ma in seguito non ci fu bisogno di spingersi fino a quel seppur minimo grado di violenza verbale. Dal leggero inclinarsi della testa in avanti con cui Chris ricevette quella provocazione, infatti, Kitty ebbe modo di capire d’improvviso che tutto ciò non era una finzione e che qualcosa di più insormontabile della morte si ergeva fra di loro.

Per altre citazioni consultate Cocktail di citazioni.


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