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Una realtà diversa modellata dalla forza delle parole: “Amatka” di Karin Tidbeck

Una realtà diversa modellata dalla forza delle parole: “Amatka” di Karin Tidbeck

Capita spesso di pensare che nel mondo possano esistere realtà alternative o che lo scatenarsi di determinati eventi possa portare a una dimensione altra, un po’ come sta succedendo al momento. Non di rado la letteratura ci arriva in aiuto sul fronte dell’immaginazione e ci racconta storie differenti, accomunate spesso dalla distopia. Addentrandoci quindi nel genere distopico, “Amatka” di Karin Tidbeck, tradotto da Cristina Pascotto, è un romanzo futuristico che immagina un mondo basato sulla forza delle parole, ma come sempre accade in questi casi ci troviamo di fronte a una società fortemente controllata, libera solo in apparenza.

La protagonista della storia è la giovane Vanja, proveniente da Essre e inviata nella colonia di Amatka per svolgere un lavoro. Sarà lei a imbattersi nelle parole, che prendono forma e si disgregano velocemente, facendo emergere la verità su questa colonia e sui primi tentativi di fuga dalla morsa della comunità. Inizia così un percorso di rivelazione, presa di coscienza, di ribellione, ma soprattutto di voglia di tornare a un qualcosa di migliore. La vicenda lascerà un segno indelebile su Vanja e chi le sta intorno, facendole aprire gli occhi. A venire fuori è anche la volontà di cambiare e di non sottostare ai dettami di una comunità, all’apparenza giusta e permissiva, ma che agisce con efferatezza nei confronti di chi si discosta, anche inconsapevolmente, dalla rotta tracciata.

“Era stata distesa a lungo, sveglia, a mettere ordine tra le cose che erano state dette e fatte, elaborando una gran varietà di risposte caustiche con le quali avrebbe potuto ribattere. Essre e il suo comitato erano ambiziosi e guardavano al futuro; la libera produzione era un passo necessario per l’espansione delle colonie. La popolazione era pronta a darle una chance, e il tentativo era perfettamente controllato.”

In “Amatka” la Tidbeck costruisce un mondo immaginario, un posto ben lontano dall’essere accogliente e dal fornire tutte le risposte alle proprie domande, che si dimostra quasi una gabbia dorata per i suoi abitanti. Infatti sono loro stessi a voler seguire le regole e a non fare niente per cambiare la situazione, ma gli eventi verranno inevitabilmente rimessi in moto da chi giunge da lontano e può guardare alla vita sulla colonia di Amatka diversamente. Si tratta quindi di un romanzo che fa immergere in un’altra realtà e lascia al lettore la facoltà di perdersi tra le sue parole, parole che descrivono la realtà circostante e che sono importanti per modellarla, valutarla, cambiarla e soprattutto ricrearla.

Curiosità

Il libro è pubblicato da Safarà Editore, una casa editrice indipendente, conosciuta anche per il taglio obliquo dei suoi titoli. Infatti una particolare attenzione viene sempre riservata anche all’aspetto grafico del libro e da qui derivano spesso copertine particolari e ammalianti. Questo è il caso anche di “Amatka”. Di seguito vi riporto la spiegazione della copertina del romanzo, data dal responsabile della direzione creativa, con la quale già si entra nello spirito del libro:

“Il mondo descritto da Karin Tidbeck è un mondo dai colori cupi e metallici, dominato dalla tundra e da cieli plumbei. Tuttavia, come una lava sotterranea, la potenza delle parole scorre appena sotto la superficie, facendo irruzione con brevi lapilli di grande potenza che sembrano compromettere gravemente la sicurezza di Amatka. Per questo motivo, la tinta fluo di copertina evoca una sensazione di allarme e imminente pericolo: vi galleggiano le colonie, perennemente minacciate dalla disgregazione, e così i suoi cittadini, isolati e apparentemente indifesi contro le forze di dissoluzione che incombono sul nome stesso di Amatka – che sembra già disgregarsi nei diversi strati che lo compongono, pronto a morire, oppure a divenire qualcosa di totalmente differente e sconosciuto.”

Consigliato per chi crede nella forza delle parole, per chi ama leggere storie inusuali, distopiche e che descrivono una realtà differente, per chi vuole interrogarsi sulla vita, ma non per questo ha bisogno di ottenere risposte certe, per gli amanti di storie diverse e oblique.

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La citazione dal libro:

Vanja camminò in una lenta spirale lungo le strade, diretta al centro. Presto sarebbe salita sul treno per tornare a casa. Tutto sarebbe stato esattamente come prima, i giorni allineati in perfetta uniformità: sarebbe andata al lavoro, poi a casa, e infine a letto. Sarebbe andata al centro ricreativo i giornisette a guardare gli altri ballare e giocare; giorno dopo giorno dopo giorno, proprio come aveva sempre fatto, finché non si fosse ritirata e trasferita nella casa per gli anziani ad aspettare la morte. Senza Nina.

Per altre citazioni consultate Cocktail di citazioni.


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