Un mix di libri con citazioni on the rocks

Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei: la festa dei libri al Salone Internazionale del Libro di Torino

Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei: la festa dei libri al Salone Internazionale del Libro di Torino

Fonte immagine: Globewanderin

La 32esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino si è tenuta quest’anno dal 9 al 13 maggio e ho partecipato per la prima volta in qualità di blogger, ma per me è stata anche la prima volta in generale. In sintesi un’esperienza più che positiva e che voglio ripetere in futuro. Ho girovagato tra gli stand, malgrado le moltissime persone accorse al Salone nel weekend, e ho partecipato ad alcune conferenze, molte dedicate alla traduzione letteraria, a cui purtroppo non viene ancora riservata la giusta considerazione che merita dal punto di vista lavorativo. Grazie a incontri appositi però si fa un piccolo passo verso questa direzione e si sensibilizza il pubblico sul riconoscimento di questa professione. Ma vediamo come sono andati i miei tre giorni al Salone Internazionale del Libro di Torino.

11 maggio: si aprono le danze

La prima giornata per me al Salone Internazionale del Libro di Torino è stata intensa, lunga, ma soprattutto bella. Subito sono stata risucchiata nei mille e più stand, ma ahimè molti sono quelli che ho saltato o che non ho avuto modo di vedere. Ancora oggi a distanza di qualche settimana scopro di averne sempre perso qualcuno… recupererò un’altra volta. Per iniziare ho visitato il nuovo spazio Oval, in cui erano presenti case editrici come Edizioni e/o, Fazi Editore, NN Editore, Solferino, Feltrinelli, Neri Pozza e molte altre. Anche lo stand della Sellerio, nata 50 anni fa, ha attirato la mia attenzione per la giustapposizione visiva di molti suoi titoli che sono diventati la vetrina e la porta d’ingresso al loro spazio espositivo: una bella trovata!

Stand Sellerio
Stand Sellerio. Copyright: Globewanderin

Come si sa, al Salone ci sono libri di ogni tipo e qualsiasi lettore troverà pane adatto per i suoi denti; in più non mancano le offerte, gli accessori esclusivi, i firmacopie e la possibilità di incontrare gli autori (anche per caso in giro per la fiera o perché assistono anche loro a uno degli eventi, come ha fatto Alessandro Baricco, fermatosi ad ascoltare brevemente Petunia Ollister alla Sala gastronomica).

Tutto gira intorno ai manoscritti al Salone e perciò è bello non solo vederli, ma anche sentirne parlare. E le occasioni qui proprio non mancano. Come accennato nell’introduzione, a interessarmi particolarmente sono stati gli incontri di traduzione che puntano i riflettori sulla figura del traduttore letterario, ancora non pienamente riconosciuta. Luca Briasco, tra l’altro attuale traduttore di Stephen King, ha esposto le sue idee sul lavoro di traduzione in generale e su quello svolto traducendo King in particolare. Tra le complessità sottolineate ci sono state la necessità di riallacciarsi alle precedenti voci che hanno reso King in italiano o ancora la difficoltà di trasporre lo slang e i diversi accenti americani nella nostra lingua. Sfide all’ordine del giorno per i traduttori che, tuttavia, fanno fatica a uscire da questa invisibilità a cui il sistema li condanna. Il traduttore non è sicuramente l’artefice del testo, ma dando il suo contributo e prestando la sua voce discreta al libro aiuta a diffondere e a far conoscere un romanzo al pubblico italiano. Non meriterebbe forse per questo una maggiore attenzione? L’aspetto viene trattato sempre durante il ciclo di conferenze di “L’autore invisibile”, curato dalla traduttrice Ilide Carmignani, conferenze che finiscono per essere un momento di confronto genuino ma allo stesso tempo professionale da parte di chi si approccia già alla traduzione o non è semplicemente indifferente alla tematica.

Guardando ai social e ai nuovi metodi per la promozione dei libri ho voluto seguire l’incontro con Petunia Ollister (nome d’arte di Stefania Soma) che con le sue colazioni d’autore regala regolarmente su Instagram degli scatti e delle riflessioni sui libri che le sono piaciuti. Principalmente ci si è soffermati sull’accostamento costante dei libri al cibo, una combinazione vincente e molto in voga al momento su Instagram e non solo. Basti pensare ai vari blog e pagine con nomi ispirati a questa tematica o anche che affiancano bevande di ogni tipo ai libri (come anche il blog in questione). Il discorso è andato poi spostandosi su che tipo di lettori siamo e dovremo essere ma, soprattutto: dobbiamo farci condizionare da qualcuno per le nostre letture? Ognuno è libero di leggere ciò che più gli aggrada, senza timore di incorrere in pregiudizi altrui. La speranza affiorata poi al margine della discussione è che “sarebbe bello che un libro durasse più di una mozzarella”, perché purtroppo questa è la sorte che spetta a molti titoli.

Sala Gastronomica
Sala Gastronomica. Copyright: Globewanderin

Infine, la mia ciliegina sulla torta è stato l’omaggio a Rebecca West, ripubblicata da Fazi Editore, che ha visto la presenza della traduttrice Francesca Frigerio e della voce italiana dell’audiolibro Anna Bonaiuto. Si è  parlato quindi della scelta del lessico nei romanzi, data la minuziosità usata dalla scrittrice e sono stati letti alcuni passaggi di entrambi i libri.

La prima giornata è stata solo un primo assaggio del Salone, che malgrado le lunghe code e la confusione, è passata veloce e nel migliore dei modi, lasciandomi in esultante attesa per gli ultimi due giorni di questa festa dedicata ai nostri cari libri.

12 maggio: scrittura e traduzione, due aspetti importanti nel mondo dei libri

È una bella giornata quella che apre la domenica al Salone del Libro, che ho passato tra traduzione e scrittura, due momenti importanti della filiera editoriale. Gli incontri con gli scrittori a cui ho assistito sono stati quello con T.M. Logan, autore dei thriller “Bugie” e “29 secondi”, e della tedesca Annette Hess che ha scritto “L’interprete”, romanzo che affronta il tema della Shoah. In questo contesto si scopre di più sul libro in questione, si discutono gli eventi che hanno portato alla scrittura di determinati fatti e ci si addentra quindi nelle tematiche trattate nel romanzo. Anche in questa occasione è possibile entrare a contatto diretto con l’ autore e instaurare così un dialogo.

Il dialogo e il confronto sono stati anche alla base degli incontri dell’Autore invisibile che ha permesso di far dialogare la scrittrice Jhumpa Lahiri e una sua traduttrice dell’epoca Claudia Tarolo (oggi editor di Marcos y Marcos), mentre successivamente i riflettori sono stati puntati sull’audiovisivo, dove Leonardo Marcello Pignataro e Matteo Amandola hanno spiegato rispettivamente il lavoro di traduzione e adattamento portando ad esempio il doppiaggio di “Game of thrones”.

Oltre alle conferenze, mi sono poi dedicata a spulciare gli stand mancanti e agli ultimi acquisti, tornando a casa con un carico in più in valigia, ma arricchita e rifornita sia per la mia libreria che sul piano umano. Malgrado ci si lamenti spesso delle cifre dei libri venduti, le persone al Salone non sono certo mancate, tanto che a volte mi è risultato difficile scorgere uno stand da quanta era la gente accalcata qui, come in quello dell’Iperborea, della Minimum Fax e di Marcos y Marcos, per citarne alcuni. Sotto il cielo di Torino è trascorsa così un’altra interessante giornata all’insegna dei libri.

Adesione del Salone del Libro ai 17 Obiettivi Globali
Il Salone del Libro di Torino ha aderito ai 17 Obiettivi Globali dell’ONU. Copyright: Globewanderin

13 maggio: cala il sipario e l’appuntamento è per il prossimo anno dal 14 al 18 maggio 2020

Giornata conclusiva al Salone, in cui mi sono dedicata a un ultimo giro per gli stand, decisamente meno affollati e quindi più godibili. Mi ero ripromessa di non comprare altri libri (dopo i cinque già presi), ma non ho mantenuto il proposito e al mio bottino si sono aggiunti due libriccini di Edizioni e/o, facenti parte della collana “Assolo”. Per il resto ho continuato a girovagare e complice il fatto che la sala stampa si trovasse nel nuovo padiglione Oval, ho bazzicato parecchio da quelle parti. Senza dubbio questa è stata una delle parti migliori con tanti stand belli e interessanti. Ho apprezzato anche lo spazio esterno dedicato allo street food dove ci si poteva rifocillare all’occorrenza, perché non si vive di solo libri.

Tirando le somme, la mia prima volta al Salone è stata magnifica e spero di riuscire a partecipare negli anni a venire. Essere lì in mezzo a tanti libri diversi dà un senso di sopraffazione e rapimento estatico allo stesso tempo; ho avuto modo di vedere case editrici che già conoscevo e di scoprirne di nuove che dovrò tener d’occhio. Un arricchimento rappresentano anche le conferenze che coprono un ampio spettro di tematiche: non ci sono solo incontri con gli autori, ma ci sono discussioni su come funziona l’editoria o ancora tematiche recenti riguardanti l’utilizzo dei social. Il Salone Internazionale del Libro di Torino è un tripudio di eventi, un elogio al libro nella sua forma cartacea e un canto d’amore alla parola scritta. Non si potrebbe chiedere di meglio, vero?


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