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L’evoluzione dell’italiano: il cyber italiano è la lingua del futuro?

L’evoluzione dell’italiano: il cyber italiano è la lingua del futuro?

Fonte immagine: Pixabay

Non è ormai più una novità che la lingua cambi con il passare del tempo e per questo l’italiano che parliamo o scriviamo oggi è molto diverso da quel volgare affermatosi con la Divina Commedia di Dante. Come tutte le evoluzioni, a fare capolino sulla scena sono aspetti belli e brutti, fatti positivi e negativi, vantaggi e svantaggi. In un’epoca in cui si parla sempre più di analfabetismo di ritorno e di impoverimento della lingua, una situazione in particolare è sotto gli occhi di tutti: con l’avvento dei nuovi media e in particolare dei social network siamo obbligati a comunicare sempre più, ma lo staremo facendo nel modo giusto? Partendo da questo presupposto, recentemente, in occasione della XVIII edizione della lingua italiana nel mondo, è stato pubblicato il libro “L’italiano e la rete, le reti per l’italiano” di Fabio Rossi e Giuseppe Patota, edito da goWare in collaborazione con l’Accademia della Crusca, la storica istituzione che si occupa di tutte le questioni legate alla lingua italiana.

Negli articoli che compongono il volume, interessanti per chi vuole avvicinarsi a questo tema e riflettere sui mutamenti linguistici, emerge che i nuovi mezzi di comunicazione, quali Facebook e Twitter, impongono all’utente di esprimersi diversamente, privilegiando la brevità, l’ipertestualità e costruzioni improntate al parlato. Proprio da queste caratteristiche si staglia all’orizzonte un nuovo tipo di lingua, una variazione diamesica dell’italiano, quindi un adattamento in base al mezzo in cui la lingua viene adoperata, che gli studiosi hanno ribattezzato con il nome di cyber italiano o e-taliano o ancora italiano digitato. L’avanzare di nuovi mezzi di comunicazione e lo sviluppo incessante della tecnologia fanno presagire che la lingua continuerà ad andare incontro ad altri mutamenti, per ora orientati verso la semplificazione, come richiesto da Twitter in cui si può scrivere solo entro un massimo di 280 caratteri (anche se sono stati ampliati rispetto ai precedenti 140) e l’ipertestualità, caratteristica connotativa del web che vive di link e collegamenti ad altre pagine, immagini o persino di “botta e risposta”, come avviene taggando altri utenti nei commenti di Facebook.

Appare chiaro che siamo circondati da profonde novità, che stanno modificando il nostro modo di vedere le cose, di parlare e soprattutto di scrivere. Non per forza però tutto questo è negativo: da un lato infatti l’italiano risulta sempre più diffuso tra gli utenti che lo usano quotidianamente per discutere e leggere in rete (giusto per fare alcuni esempi), diversamente da quanto accadeva dopo la Seconda Guerra Mondiale, dove la lingua del Belpaese era ancora sconosciuta a molti, che si esprimevano regolarmente e più facilmente nel loro dialetto locale. Prendendo spunto da queste considerazioni (e molte altre), si districa l’argomento affrontato da “L’italiano e la rete, le reti per l’italiano”, che indaga nei processi linguistici che scaturiscono sul web, dando informazioni a tutti, neofiti, appassionati o addetti ai lavori, sull’evoluzione dell’italiano nell’immenso mondo di Internet. Al termine della lettura ognuno potrà quindi tirare le proprie conclusioni e rispondere alla domanda del titolo di questo articolo: il cyber italiano è la lingua del futuro? Per quanto mi riguarda, il futuro è già qui… forse.

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La citazione dal libro:

“I tempi, i modi e le forme di scambio odierne sono il risultato della connessione costante, sostengono uno scambio potenzialmente continuo, condizione che non ha un corrispettivo nelle interazioni fisiche sottoposte ai limiti del tempo e dello spazio.” Tratto da “Storia, lingua e varietà della Comunicazione Mediata dal Computer” di Elena Pistolesi.

Per altre citazioni consultate Cocktail di citazioni.


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